Oggi è la giornata mondiale dell’autismo.
Per me l’autismo è e sarà sempre C., un ragazzone di undici anni conosciuto una dozzina di anni fa.
L’ho seguito un paio d’anni, in un intervento che prevedeva un lavoro centrato sulla comunicazione.
 
C. mi ha insegnato a non avere paura (perché di lui, grosso almeno tre volte me, inizialmente avevo paura), ad avere fiducia nelle persone e nelle loro potenzialità, anche quando queste ultime paiono invisibili, ad avere pazienza rispettando i tempi evolutivi dell’altro.
Ma soprattutto C., che apparentemente non comunicava col mondo, mi ha insegnato un aspetto fondamentale della comunicazione: l’osservazione dell’altro. Con lui ho imparato a osservare tutto, perché solo osservando i suoi gesti, i suoi movimenti, anche quelli superficialmente irrilevanti e le sue smorfie potevo creare un contatto. Anzi, era l’unico metodo a mia disposizione.
Sembra un paradosso, ma C., con le sue enormi difficoltà nel comunicare, mi ha ricordato che nulla è più importante della comunicazione non verbale, con lui come con tutti.
E forse, alla fine, ci è riuscito più lui di qualsiasi libro. Con rispetto ovviamente per l’illustre Paul Watzlawick.
 
Dott.ssa Erika Fissore
Psicologo-Psicoterapeuta
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